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Why Hope Changes Our Lives

The concept of hope is one of the most complex because it refers to both the domain of 1) time and 2) transcendence. According to the lesson of theologian Jürgen Moltmann, especially the experience of Christian hope brings about a change in the person herself that deeply reflects on the human posture in the world of life as well as in the self-understanding of the subject himself/herself. Professor Gianluigi Segalerba, a leading interpreter of Moltmann's thought illuminates his theory about what hope is and how it works.


Uno sguardo carico di serenità e consapevolezza (Wix pic).



di Gianluigi Segalerba


Nella mia esposizione vorrei discutere il significato e le implicazioni della speranza nella Promessa divina di un Nuovo Regno per quanto riguarda gli effetti che l’acquisizione della speranza medesima esercita sull’orientamento e sulla disposizione dell’individuo verso sé stesso, verso le altre persone e verso la realtà nel suo insieme (ivi comprendendo la dimensione storica della realtà). La speranza derivante dalla Rivelazione significa speranza nella risurrezione dai morti, nella nuova venuta di Cristo, nella nuova creazione di Dio, nel nuovo regno di Dio.

Baserò le mie note su alcuni aspetti dell’opera di Jürgen Moltmann. La fede e la speranza nella Promessa divina producono una completa trasformazione della disposizione psicologica del credente: esse implicano infatti un cambiamento nell’interpretazione individuale del tempo, della realtà, della storia; implicano una modificazione nell’interpretazione della posizione dell’individuo nella realtà; implicano una modificazione dell’autocomprensione dell’individuo.

Grazie alla Promessa divina l’individuo diventa consapevole della propria condizione di viandante: l’individuo apprende di essere in cammino verso la propria realizzazione. L’individuo comprende, di conseguenza, di non essere il contemplatore di una realtà già compiuta e di non essere l’abitante di un destino già compiuto.

Moltmann sottolinea come l’escatologia cristiana esprima una contraddizione tra presente della realtà e futura dimensione della realtà. La concezione escatologica esprime una opposizione tra l’esperienza presente dell’individuo e la speranza dell’individuo nella Promessa divina: la speranza nel nuovo regno di Dio contraddice infatti l’esperienza di vita; la nuova dimensione del futuro promesso da Dio contraddice le condizioni attuali negative del mondo. La dimensione del futuro rappresenta l’opposizione di Dio nei confronti delle condizioni negative del presente. Questa opposizione ha conseguenze precise per quanto riguarda l’orientamento del credente nella realtà: la contraddizione espressa dall’escatologia cristiana tra Promessa divina e negatività del presente significa, per la mente dell’individuo, la nascita dell’opposizione tra la disposizione di speranza dell’individuo e l’esperienza fattuale dell’individuo. La promessa di Dio costituisce la negazione della realtà data. La speranza pone l’individuo in una disposizione di contraddizione rispetto alla realtà in cui vive; pone l’individuo in uno stato di contraddizione rispetto alla propria condizione. L’essenza della speranza consiste dunque nel trasporre l’individuo verso ciò che non è ancora realizzato. L’effetto di questa trasposizione è che l’individuo impara a considerare la dimensione dell’esperienza presente come una dimensione transitoria. La natura in sé della speranza è opposizione nei confronti del presente. La speranza implica contraddizione tra giustizia e peccato, vita e morte, gloria e sofferenza, pace e discordia.

Per Jürgen Moltmann la fede e la speranza nella Promessa divina producono una completa trasformazione della disposizione psicologica del credente: esse implicano infatti un cambiamento nell’interpretazione individuale del tempo, della realtà, della storia; implicano una modificazione nell’interpretazione della posizione dell’individuo nella realtà; implicano una modificazione dell’autocomprensione dell’individuo.

L’individuo si trasforma attraverso la nascita della speranza. L’individuo che riceve la Rivelazione muta completamente: l’individuo è ora in grado di comprendere il senso della storia, la direzione della realtà, la propria dimensione nel mondo. La sua forma mentale è completamente cambiata. La speranza nei contenuti della Rivelazione implica la consapevolezza che la realtà presente e il corso della storia sono, in quanto tali, non compiuti: realtà e storia non sono compiute. Inoltre, la realtà e la storia non sono prive di senso; si trovano, al contrario, in un processo che porta all’emergere della nuova Creazione. La dimensione autentica della creazione di Dio non è il passato: è il futuro, poiché il futuro è la dimensione della nuova creazione e del compimento dell’azione di Dio nella realtà. L’azione della creazione non è conclusa, non è finita; al contrario, l’aspetto compiuto della creazione è annunciato, ma non è già presente.

Per l’individuo, avere speranza nella nuova creazione è avere una formazione ed una disposizione d’animo che implicano un orientamento generale nella vita e nella storia. Inoltre, la speranza cristiana è, per il credente, il fattore costitutivo dell’orientamento mentale nella vita. La speranza non è una disposizione mentale isolata: implica, al contrario, uno sguardo d’insieme sulla vita, sulla realtà, sulla storia.

La speranza cristiana diventa la forma mentale in quanto tale dell’individuo, poiché è, per la mente del singolo, la fonte dell’interpretazione dell’intera realtà.

  • Il Dio cristiano si rivela nella storia, guida la storia. È il Dio del futuro che verrà, del cambiamento della realtà, del rinnovamento del mondo.

  • La Rivelazione di Dio, per il credente cristiano, significa l’apertura alla prospettiva del futuro, un futuro di cambiamento, di rinnovamento della realtà, di nuova creazione. La Rivelazione di Dio significa, per la mente dell’individuo, la liberazione dalla chiusura in un presente immutabile.

  • Grazie alla promessa di Dio di un cambiamento totale della realtà, il credente comprende di trascendere la dimensione in cui vive, dato che la dimensione in cui vive è in ogni caso una dimensione transitoria.

  • La realtà è, in quanto tale, non completa. Il compimento della realtà non è ancora avvenuto. Il futuro è la dimensione autentica di questo compimento. Non il presente, ma il futuro è la dimensione della Rivelazione di Dio. Il non-ancora del prossimo futuro è la chiave di lettura del presente e del passato.

  • La promessa di Dio della risurrezione dai morti, della nuova venuta di Cristo, del nuovo regno, della nuova creazione rappresenta la direzione della realtà e il senso stesso di tutta la storia; è sia il fine sia il significato in quanto tale della realtà e della storia.

  • Il cristianesimo come speranza di un nuovo futuro costituisce, per il credente, l’esortazione all’azione nel mondo, alla trasformazione del mondo, all’anticipazione della Nuova Creazione di Dio. La speranza è una virtù attiva; non è un’attesa passiva. Per l’individuo avere speranza significa essere esortato ad anticipare, con le proprie azioni, il nuovo regno di Dio. La consapevolezza che la nuova creazione verrà, che la situazione presente è solo transitoria, e che le condizioni attuali sono manchevoli rispetto alla dimensione della Nuova Creazione, è il motore per modificare le condizioni in cui vive il credente.

  • Il cristianesimo non è una religione di accettazione della realtà così com’è, di trasposizione del credente verso l’aldilà. La fede cristiana e la speranza cristiana non rendono una persona tranquilla e paziente; lo scopo della fede e della speranza non consiste nel condurre il credente alla conciliazione con la realtà, all’accettazione della realtà e alla rassegnazione nei confronti della realtà. La fede cristiana e la speranza cristiana rendono le persone inquiete e impazienti, poiché la fede e la speranza risvegliano nel credente la consapevolezza dell’opposizione tra la risurrezione, da una parte, ed il mondo della morte, dall’altra, tra la dimensione della Nuova Creazione, da una parte, e le condizioni presenti della realtà, dall’altra.

  • Il Dio della speranza è un Dio di frattura con la realtà storica così come essa è; il Dio della speranza non è un Dio di leggi eterne e immutabili.

  • Gli individui che sperano nella promessa di Dio sono persone la cui costituzione psicologica e mentale diventa speranza: la loro essenza, la loro natura diventa speranza. La speranza diventa la disposizione fondamentale della mente. La speranza è il modo in cui il credente legge la realtà e interpreta il senso della realtà. Il credente va verso una nuova dimensione del proprio io e verso una nuova condizione della realtà.

  • Grazie alla speranza nella promessa di Dio, i credenti cristiani vivono nella condizione del non-ancora, dell’attesa, della tensione per la realtà che verrà; sono consapevoli che la dimensione del presente non corrisponde a tutta la realtà.

  • La Promessa di Dio della risurrezione modifica la visione individuale della realtà e, con essa, tutto l’orientamento, teorico e pratico, dell’individuo nella realtà.

  • La realtà presente on è né una decadenza da un’età dell’oro né una ripetizione di eventi. La mente non è imprigionata nel passato o nel presente: è aperta ad un futuro di rinnovamento. La realtà autentica deve ancora venire.

© Rekh Magazine


Filosofo e specialista di Aristotele

Gianluigi Segalerba è nato a Genova il 24 giugno 1967. Si è laureato in Filosofia presso l'Università di Pisa nel 1991 e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Filosofia presso l'Università di Pisa nel 1998. È stato visiting scholar presso le Università di Tubinga, di Berna, di Vienna. Ha insegnato all'Istituto di Filosofia dell'Università di Vienna. La sua prima pubblicazione è stata “Note su Ousia” (Pisa 2001). È stato poi coeditore del volume “Substantia Sic et Non” (Francoforte sul Meno 2008), ed è autore del libro “Semantik und Ontologie: Drei Studien zu Aristoteles” (Berna 2013). Attualmente vive e lavora a Vienna.

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