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Spotlights on Aquinas' Beautiful Mind

Far from being a philosopher of the past, Thomas Aquins is a pillar of contemporary philosophy, for his capacity of scrutinizing the phenomena of life. Professor Alessandro Ghisalberti, the guest scholar of the month, answers the questions of Rekh Magazine concerning the value and some biographical features of the Aquinas.



Di Primavera Fisogni


Professor Alessandro Ghisalberti, lei ha dedicato la vita, si può dire, ad indagare la filosofia di Tommaso d'Aquino; ha scritto centinaia di testi e best seller su questo pensatore. Può indicare due motivi per studiare, oggi, il pensiero dell'Aquinate?

1- Tommaso ha realizzato nelle sue opere un vero progresso nell’ambito del pensiero occidentale del sec. XIII: studiando la nuova testualità filosofica, fondata sulla grande enciclopedia di Aristotele, resa disponibile agli studiosi in lingua latina solo a partire dall’inizio del sec. XIII, Tommaso elaborò una via di accordo tra la ricerca fondata esclusivamente sulla ragione e i contenuti della rivelazione cristiana. Il platonismo degli autori latini dei secoli precedenti accoglieva una prospettiva che partiva già dalla trascendenza, dall’Uno-Bene platonico e neoplatonico, e si proiettava sulla partecipazione ad esso di tutte le realtà sensibili. Aristotele partiva invece dal concreto reale, e andava alla ricerca delle cause prime, completando la sua ricerca con la metafisica, la scienza dell’essere in quanto essere. Tommaso ripete che l’evidenza razionale non è mai rinnegabile dall’uomo: la fede religiosa non può sovrapporsi all’evidenza (una verità non può essere contemporaneamente (simul) oggetto di evidenza e di fede), perciò la fede non sopprime le specificità delle acquisizioni che l’uomo raggiunge attraverso l’evidenza razionale. Attraverso la ricerca delle cause prime degli enti, che postula l’esistenza di un primo motore immobile, stabilisce un accordo armonico tra fede e ragione.


2- Un tema rilevante oggi è il rapporto tra filosofia e scienza, la quale avanza la rivendicazione di un primato sulla conoscenza filosofica, rendendo altresì marginali i postulati della religione. La visione del rapporto scienza-fede elaborata da Tommaso certamente è legata alla sua temporalità, eppure l’istanza di fondo del suo pensiero può sorreggere l’uomo d’oggi nel confronto tra la fede nel Dio di Gesù Cristo e la complessa struttura del pensiero scientifico-cosmologico di oggi. Non basta all’uomo conoscere come è (o come può essere) strutturato l’universo, resta la domanda metafisica, sull’oltre (meta) le conoscenze scientifiche, ossia sul significato della presenza dell’uomo nell’universo. Il Dio della rivelazione è insieme il signore della storia, nel senso che può offrire un importante contributo circa il giudizio ultimo sulle vicende della storia universale.


Ma come faceva Tommaso a scrivere tanto, a insegnare, viaggiare e pregare?


Le biografie di Tommaso sono scarne ed altamente agiografiche, la mole delle sue opere è impressionante, soprattutto se pensiamo che è morto a 49 anni, e che ha percorso itinerari impervi:

da Napoli a Parigi, da Parigi a Colonia, da Colonia a Parigi, da Parigi a Roma, da Roma di nuovo a Parigi, da Parigi a Napoli, da Napoli a Fossanova, dove è morto il 7 marzo del 1274. Non conosciamo nemmeno i mezzi di trasporto utilizzati, in teoria i religiosi mendicanti (tranne gli ammalati) dovevano andare a piedi!

La sua passione per la filosofia, soprattutto per quella di Aristotele [Sofia Vanni Rovighi diceva che “Tommaso aveva preso una cotta per Aristotele” (per il gergo di allora, cotta valeva: un amore a prima vista!)], e la sua immedesimazione nella sequela di un ordine mendicante, come quello dei Frati Predicatori, o Domenicani, hanno consentito a una mente, già di suo eccezionale, di applicarsi a una elaborazione di opere che sono filosofiche, teologiche, esegetiche (Bibbia e Aristotele), liturgiche (la liturgia per la festa del Corpus Domini), ascetiche e apologetiche (difesa della povertà evangelica), e che contengono ineguagliabili livelli di intelligenza e di vita spirituale.

Materialmente, sappiamo che un frate che diventava “magister actu regens”, ossia titolare di cattedra, riceveva dall’ordine 4 frati che lo assistevano, 2 titolati come baccellieri, e 2 che lo supportavano nella provvigione di libri e del materiale per scrivere: mattonelle, fogli cartacei, pergamene, inchiostro, raschino, lampade, ecc.

Tutti e quattro potevano essere in grado di scrivere sotto dettatura diretta, i baccellieri dovevano anche istruire le lezioni, quando si svolgevano le lezioni plenarie, o “Questioni disputate; Tommaso, nei suoi due cicli di magistero a Parigi, ne ha diretto tantissime!

Negli ultimi mesi della sua vita, Tommaso perde la parola. Un fatto che lo rende umano, fragile. Ma cosa si sa di quel periodo?

Dal 6 dicembre del 1273 è attestato un periodo difficile per la salute di Tommaso, che si concluderà con la morte il 7 marzo del 1274.

Le ipotesi degli studiosi sono molteplici, si parla spesso di un ictus, recuperato parzialmente, di indebolimento generale e di affaticamento, che non permisero a Tommaso di proseguire nella dettatura della parte finale della Somma teologica e dei Commenti ad Aristotele.

Le frasi che gli agiografi gli attribuiscono, riportate dal fedele frate Reginaldo da Piperno che lo assisteva, come l’invito a “bruciare tutti i suoi scritti, perché sono paglia”, in attesa dell’incontro con il Dio per cui aveva lavorato tutta la vita, hanno una buona portata di credibilità, ed insieme attestano lo stato di sofferenza e di estraneazione faticosa, verosimilmente legata alla malattia.

Qual è lo stato delle ricerche su Tommaso oggi, in particolare nelle istituzioni ecclesiastiche?


La stagione del Tomismo come pensiero egemone nel campo filosofico e teologico della Chiesa cattolica venne inaugurata da Leone XIII nel 1879 con l’Enciclica “Aeterni patris”, e nei decenni successivi si è espansa, contribuendo alla nascita in tutto il mondo di Università Cattoliche e di Riviste dedicate al pensiero dell’Aquinate. Nella prima metà del Novecento, la Curia romana esercitò un controllo rigido sui seminari e sulle università cattoliche, affinché venissero rispettate le direttive del movimento tomista, denominato anche Neo-Tomismo o anche, con sfumature, Neo-Scolastica.

Nei primi decenni del secondo dopoguerra si è avuta una reazione, direi fisiologica, ad orientamenti troppo rigidi, e perciò la linea tomista venne da molti sospesa, e sul piano metafisico si attese a fare emergere anche altri orientamenti di pensatori cristiani, incominciando dai medievali: Agostino, Anselmo, Bonaventura, Duns Scoto. Quindi una ripresa dello studio di Tommaso, soprattutto legata alla lettura approfondita dei suoi scritti, e alla definizione migliore della sua metafisica, che all’aristotelismo ha affiancato temi e dottrine neoplatoniche (la metafisica della partecipazione, l’importanza della causalità formale) si è avuta a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, e tuttora è presente nei principali centri accademici e universitari. Per i documenti del Magistero della chiesa cattolica, Tommaso resta certamente un faro, soprattutto sul piano della metafisica, dell’antropologia e dell’etica, mentre l’epistemologia teologica ha assunto anche categorie legate all’ermeneutica, soprattutto all’ermeneutica biblica.


© Rekh Magazine


Filosofo e metafisico /A Philosopher and a Metaphysician


Alessandro Ghisalberti, già professore ordinario di Filosofia teoretica e di Storia della filosofia medievale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano, ha diretto la «Rivista di Filosofia neo- Scolastica» (dal 2000 al 2011) e ha pubblicato numerosi studi storicoteoretici relativi ai maggiori maestri della Scolastica e della Neoscolastica,

con particolare attenzione all’incontro tra il pensiero filosofico e i grandi temi della teologia e della mistica cristiana. È membro effettivo dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere.



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