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Philosophies of Birth, a Book is Born

While the political debate is throwing light on the decline of the Italian birth rate according to worn and obsolete paradigms, fresh intellectual air is going to inspire philosophy. Dr. Manuela Moretti introduces the readers to a recent collective volume...




di Primavera Fisogni


Sulla nascita tornano a proiettarsi i riflettori della politica, che sembra incapace di dare risposte alla crisi demografica e riduce a dati statistici il fenomeno più complesso che si conosca, nel Lebenswelt, il mondo della vita nel quale ci troviamo sempre più spesso a fare i conti con pensieri di morte. Dunque, è da salutare con gioia “natalizia” un lavoro come “Filosofie della nascita”, in procinto di pubblicazione cartacea (Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia), ma già scaricabile gratuitamente (in fondo il link). Un volume che raccoglie 12 contributi di studiose e studiosi di vari Paesi europei riunitisi il 25 e 26 novembre 2021 nelle Università di Milano Bicocca e di Trento per discutere di questo tema. La filosofa e docente Manuela Moretti, comasca, tra i maggiori specialisti del pensiero della filosofa spagnola Maria Zambrano ha svolto il compito – non facile – di armonizzare punti di vista differenti, in una curatela condotta con i professori Mario Vergani e Silvano Zucal.


Dottoressa Moretti, la nascita fa notizia in filosofia. Perché?

La Nascita, l’esperienza che designa il nostro accesso nel mondo, è stata a lungo trascurata da un’intera tradizione filosofica che ha riconosciuto esclusivamente nella morte il tratto qualificante della nostra esistenza. Si tratta di un vero e proprio oblio, un offuscamento dovuto all’incapacità di riconoscere come tratto proprio dell’umano il suo essere “natale” e non, solo, “mortale”. La Nascita fa notizia proprio perché apre a una prospettiva inedita, non priva di importanti implicazioni filosofiche.


Il volume edito dall'Università di Trento


Lei è curatrice, con Mario Vergani e Silvano Zucal, di un volume che riunisce studiosi di formazione, lingue, orientamento di ricerca differenti. Quali sono i due risultati scientifici maggiormente rilevanti che affiorano da questo lavoro comune?

Il volume raccoglie gli atti del Convegno internazionale “Filosofie della nascita” che si è tenuto il 25 e 26 novembre 2021 presso le università di Milano-Bicocca e di Trento che ha coinvolto studiose e studiosi provenienti da diverse parti d’Europa. Ai contributi dei due curatori citati, che al tema della Nascita hanno dedicato importanti pubblicazioni - ricordiamo di Silvano Zucal l’importante volume Filosofia della Nascita (Morcelliana 2017) e, da una prospettiva fenomenologica, la preziosa pubblicazione di Mario Vergani Nascita. Una fenomenologia dell’esistenza (Carocci 2020) - si aggiungono i saggi di studiose e studiosi di formazione e orientamento diverso, ma accomunati dal comune desiderio di indagare le potenzialità che un paradigma che pone al centro l’evento natale è in grado di offrire. Senza tralasciare la difficoltà nel trarre conclusioni da tematiche che rinunciano alla pretesa di offrire risposte definitive, ma si fanno guidare piuttosto dal desiderio di aprire nuovi orizzonti di senso, proverò a sintetizzare i risultati scientifici del lavoro in due punti, così come mi viene suggerito. Da un lato, mi sembra di poter affermare che tutti i saggi riportati nel volume rivendicano la legittimità di una domanda prettamente filosofica sul tema della Nascita, che si discosta dunque da un approccio meramente biologistico, naturalistico, storico o sociologico, aspetto questo che viene sottolineato anche in introduzione al volume; dall’altro, i saggi qui riportati dedicati a María Zambrano intendono collocare il suo pensiero all’interno dell’orizzonte della Nascita, con tutte le implicazioni filosofiche che una tale prospettiva suggerisce. Il mio saggio, così come la mia ricerca, s’inserisce senz’altro all’interno di quest’ultima prospettiva.


Gestante in attesa di partorire

La Nascita, l’esperienza che designa il nostro accesso nel mondo, è stata a lungo trascurata da un’intera tradizione filosofica che ha riconosciuto esclusivamente nella morte il tratto qualificante della nostra esistenza.

Il suo nome, dottoressa Moretti, è quello di una studiosa di rilievo internazionale del pensiero di María Zambrano. Ha fatto ricerca sulle opere fin dalla tesi di laurea in filosofia e ha curato molte traduzioni, in Italia. Sul versante della nascita, quali suggestioni filosofiche ci arrivano da Zambrano?

Il mio amore per il pensiero di María Zambrano risale all’epoca della laurea e l’ho potuto coltivare negli anni grazie alle traduzioni, specialmente quelle delle lettere scritte della filosofa durante i lunghi anni dell’esilio, allo studio che non ho mai abbandonato, declinandolo poi in modi e ambiti diversi, dalla scrittura all’insegnamento. Tuttavia, c’era un avvenimento importante del pensiero della filosofa che nessuno prendeva mai in considerazione e che mi sembrava urgente riportare alla luce. Come in pochi sanno, María Zambrano nella sua adolescenza fu anche madre. La nascita di quel bambino, morto poche ore dopo essere nato, non può non avere segnato profondamente un pensiero come il suo, sempre inscindibilmente legato all’esperienza. Non si tratta di un fatto meramente biografico, né tantomeno di riportare semplicemente alla luce la sua maternità. Credo piuttosto che il pensiero di quel bambino, sempre nascosto all’interno delle sue viscere (le entrañas), abbia avuto importanti implicazioni filosofiche, costringendola a pensare nascita e morte e insieme, all’interno di un paradosso dove era impossibile continuare a sostare. Le suggestioni filosofiche che nascono da questo evento sono molteplici e credo che meritino attenzione, oltre che una diversa attenzione al suo pensiero.


La filosofa spagnola Maria Zambrano (1904-1991)

La nascita come esperienza di filiazione”: il suo saggio esplora questo aspetto del pensiero di Zambrano. Ce ne parla, in breve?

Nel mio saggio cerco di mettere in luce come una prospettiva che pone al centro la Nascita sia in grado di recuperare l’originaria relazionalità dell’essere umano: siamo infatti sempre ‘figli di’, ‘nati da’ ed è la consapevolezza di questo legame che permette all’uomo di superare ogni egocentrismo e solitudine. Una visione, quella che qui si cerca di delineare, che considera la Nascita come esperienza volta non solo al futuro, ma anche al passato, verso quelle viscere (le entrañas anteriormente citate) da cui si origina l’intero pensiero della filosofa spagnola. È a partire da quelle zone oscure dell’essere che scaturisce il pensiero di Zambrano, in una continua nascita che non si conclude con la morte del suo bambino, ma nutre, sostiene e alimenta il suo pensiero durante il corso di tutta la sua esistenza. Sotto questa luce, anche la rilettura del mito di Antigone che María Zambrano ci offre assume sfumature inedite, come cerco di mostrare nel mio saggio.



Lei è madre, oltre che pensatrice e saggista. Nel suo dialogo con Zambrano, ha fatto in qualche modo tesoro della sua esperienza di donna e genitore? In che modo?

Grazie per questa domanda, che mi consente di precisare un punto importante. Credo che l’esperienza della maternità per noi donne sia arricchente sotto ogni prospettiva, proprio perché affina la nostra capacità di sentire e di pensare senza cadere nelle trappole dell’astrazione. Tuttavia, ci tengo a fare una importante precisazione.


Come in pochi sanno, María Zambrano nella sua adolescenza fu anche madre. La nascita di quel bambino, morto poche ore dopo essere nato, non può non avere segnato profondamente un pensiero come il suo, sempre inscindibilmente legato all’esperienza.

Riscattare dall’oblio la celata maternità della filosofa non significa, nemmeno lontanamente, presumere che chi non è madre sia incapace di un ‘pensiero incarnato’, come quello che qui si cerca di portare alla luce. Sarebbe una visione insopportabile, che non mi sentirei mai di difendere. La generatività femminile non si esaurisce e non si esprime solo attraverso la generazione di altri esseri umani, ma attraverso la capacità di pensare dall’esperienza, di generare, appunto, “pensieri incarnati”. Sono molte le donne che, anche senza essere madri, lo sanno fare, e a loro è rivolta la mia gratitudine.


Qui il link con la notizia della pubblicazione

Manuela Moretti, Mario Vergani, Silvano Zucal (a cura di), Filosofie della nascita, «Studi e Ricerche», 28 (2022), Università degli Studi di Trento.

Da cui si può accedere al link diretto che consente di scaricare il PDF:

È tutto in Open Access.

© Rekh Magazine


Manuela Moretti è dottoranda in Scienze religiose (curriculum Etica, filosofia, religioni) presso la Facoltà di Teologia di Lugano (Università della Svizzera italiana), in co-tutela con il dottorato in ‘Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee’ (curriculum Discipline filosofiche) dell’Università di Trento con un progetto sulla filosofia della nascita in María Zambrano. È autrice di alcuni saggi sul tema della nascita, tra cui Vocazione e rinascita di un pagliaccio («Aurora. Papeles del Seminario María Zambrano», 22, 2021) e La bianchezza allo stato nascente in María Zambrano

(Darshanim, vol. I, a cura di P.A. Porceddu Cilione, Mimesis, Milano 2021).

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