The Russian invasion of Ukraine relaunched the crime of sexual violence against women - of all ages, including children - as a weapon of war. Nobody can tolerate such abuse, however, it seems to flourish in conflicts or in countries where migrants are trying to reach Europe. Psychologist and therapist Virginia Ciaravolo reflects on the topic. Attached is also the UN report about conflict-related sexual violence (2022).
di Primavera Fisogni
Una ferita destinata a non rimarginarsi mai, lo strupro è strumento di guerra. Nei notiziari tv, sui giornali leggiamo le vicende terribili di donne di ogni età brutalizzate dai militari russi: un crimine contro l'umanità intollerabile, perché inflitto in ciò che di più sacro e unico ha la persona, la propria identità corporea, baricentro di ogni attività fisica e spirituale. La parola, per una riflessione più che mai necessaria, va alla dottoressa Virginia Ciaravolo, psicoterapeuta, autrice di un testo da leggere e da far leggere ai giovani, perché soltanto l'educazione al rispetto può dare frutti. Il saggio si intitola "D'improvviso si è spenta la luce. Storie di stupri, lacrime e sangue" (Armando Editore).
Perché tanti stupri in Ucraina? Sono parte di una strategia, è evidente.
Lo stupro come arma di guerra, negli altri paesi prima ed in Ucraina oggi è una storia vecchia come il mondo. Pensiamo ad esempio al ratto delle Sabine fino ad arrivare ai giorni nostri. La violenza sul corpo di una donna, o su bambini/e è una violenza sessuale, intesa come stupro e violenza sessuale, ma anche come matrimoni, gravidanze e sterilizzazioni forzate, che trovano la loro presenza in modo particolare nei conflitti bellici. Nel momento in cui questo abominio perpetuato sui corpi maggiormente delle donne, all’interno di questioni belliche, diventa diffuso e sistematico si parla allora di vere e proprie armi utilizzate, con scopi diversi dalla mera sessualità.
Il libro della dottoressa Virginia Ciaravolo
L’abuso sul corpo, nella sfera della sessualità, è atavico. Nella mitologia gli dei stupravano le ninfe e i fanciulli. Come si spiega che, pur nell’evolversi della civiltà, questo tipo di violenza sia più vivo che mai?
Rabbrividisco al pensiero che queste letture mitologiche possano passare tra i banchi di scuola, paradossalmente più pericoloso ancora dello stupro è il messaggio che tramandano: l’uomo ( Dio) , che si innamora di una donna e la stupra! La pericolosità sta nel fatto che, la violenza sessuale non viene mai citata ed in modo subdolo viene vista come atto d’amore. Se per fortuna, lo stupro non avviene c’e la legalizzazione piena dello stalking vedi Apollo e Dafne che viene punita per il suo rifiuto e trasformata in pianta. Purtroppo più che lo stupro, è viva più che mai la cultura arcaica e sociale, della donna ancora oggetto, in gergo psicologico parliamo di un femminile “cosificato” , ancora appendice di un maschio. E’ questa una struttura ideologica potente, che permane ancora oggi e, che guarda al naturale dominio del maschio sul corpo delle donne, come se questa fosse la cosa più naturale del mondo.
Nel dopo guerra, come si affronteranno le ferite degli stupri? (Wix pic)
Nelle vittime c’è la tendenza a tacere la violenza subìta. Perché questo silenzio? Come trasformare il silenzio in parola?
Il tema del silenzio viene affrontato nel mio libro "D’improvviso si e’ spenta la luce. Storie di stupri, lacrime e sangue" (Armando Editore). Le donne di fronte ad uno stupro subito, tacciono per diversi motivi. Per pudore, vergogna ma a questo si può rimediare con un supporto adeguato e rispettoso dell’intimità violata. Le motivazioni più pregnanti riguardano la consapevolezza di non essere credute, la paura di ritorsioni, dello stigma sociale. Non denunciano perchè da violenza privata nelle aule di tribunale diventa violenza pubblica, dove in alcuni contesti si entra da vittima e quasi si esce da carnefice. Il silenzio viene tradotto in parole quando si utilizza, il tatto, il rispetto per la persona ferita ed umiliata, quando non si emettono giudizi, quando si presta attenzione a quello che dice senza arrivare a conclusioni distorte. Ma soprattutto il silenzio diventa parola con il rispetto dei tempi personali nel racconto.
C’è un modo di aprirsi con il terapeuta, a proposito dello stupro subìto, che differenzia la donna dall’uomo?
E’ fuori di ogni dubbio che una terapeuta donna nei casi di stupro e’ la candidata ideale a raccogliere quel tipo di dolore. Non e’ una questione di complicità tipicamente femminile, né di professionalità. Le donne si annusano e poi si scelgono e in quel percepire c’è il fidarsi e l’affidarsi.
Purtroppo più che lo stupro, è vivo più che mai la cultura arcaica e sociale, della donna ancora oggetto, in gergo psicologico parliamo di un femminile “cosificato” , ancora appendice di un maschio. E’ questa una struttura ideologica potente, che permane ancora oggi, e che guarda al naturale dominio del maschio sul corpo delle donne, come se questo fosse la cosa più naturale del mondo.
Lei ha avuto in terapia anche i violentatori? Che tipo di percorso segue un “bruto”? Che possibilità ci sono di una riparazione, magari dopo la pena?
La questione non è se ho mai avuto in terapia violentatori, piuttosto ho scelto di non seguire violentatori… Ho scelto da tempo di stare accanto alle donne, mi sembrerebbe di tradirle, sono grata pero’ per le colleghe/i che lo fanno, poiché aggiungono tasselli che possono aiutare nella prevenzione. Cosi come e’ oggi strutturata la rieducazione dei sex offender non ho molta fiducia nella riparazione. Non abbiamo Protocolli unici, ma solo linee guida, troppo breve il percorso di recupero e soprattutto il Codice Rosso e’ stato istituito da poco, i follow up si hanno a 5 anni , ne mancano quasi due e capiremo cosa e quanto deve essere migliorato.
Il corpo e lo stupro. Quali problemi emotivi, psicologici, di relazione tendono ad essere affrontati dopo questa violenza?
Molteplici i danni prodotti da una violenza sessuale. Perché oltre ad essere violato il corpo, avviene lo stupro dell’anima. La sintomatologia post stupro può essere molteplice, si può andare da un ritiro in sè , a meccanismi di evitamento sociale. Paura, angoscia, turbe del sonno e disturbi della condotta alimentare. Da come si evince ci troviamo di fronte ad un disturbo di stress post traumatico. Le donne violate spesso hanno bisogno di supporto farmacologico per inibire i flash back che fanno capolino, di visite ginecologiche continue, anche in seguito ci sarà maggior difficoltà ad avere rapporti sessuali. Su un piano strettamente psicologico dopo uno stupro, la donna smette di provare emozioni, la vitalità creativa e’ coartata, quello pero’ maggiormente compromesso e’ la possibilità di fiducia nell’altro. Il recupero di una donna stuprata e’ lentissimo, doloroso, a tratti terrifico, questo enorme lavoro servirà pero’ a garantire una vita nella norma, quasi serena, ma quanto esperito resterà addosso sempre come una lettera scarlatta.
© Rekh Magazine
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Virginia Ciaravolo
Psicoterapeuta specialista in infanzia,
adolescenza ed età adulta, criminologa,
Presidente dell’Associazione "Mai più violenza infinita Onlus", la dottoressa Virginia Ciaravolo si occupa prevalentemente di donne e minori. È esperta in reati di violenza di genere, abusi, bullismo e cyberbullismo e ha al
suo attivo numerose pubblicazioni. Oltre al volume citato in questa intervista, ha curato, per Armando Editore "Violenza di genere dalla A alla Z" (2021).
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