The handrail that dancers use for for warming-up exercises plays also a main role for the person herself: each exercise allows a dancer to focus on each single part of the body and to have a deeper understanding of his/her physical as well as mental condition. Marco Messina, Italian professional dancer at Teatro alla Scala in Milan, explains to Sara Luppi the very essence of the ballet-barre. Rekh Magazine is proud to host Luppi's contribution aimed at disseminating fine A class knowledge about ballet, in the perspective of a book on this topic that could fill the gap in Italian philosophy
Il ballerino del Teatro alla Scala, Marco Messina in una coreografia
di Sara Luppi
Le passioni sono grandi emozioni che scuotono la vita, la catturano e la spingono verso mete meravigliose. Che nascono per caso o che si respirino da sempre, c’è dentro ad ogni uomo l’obbligo morale di educarle, alimentarle ed accompagnarle con cura ed impegno, costanza e studio verso traguardi che sappiano di felicità e realizzazione del sé.
Così è nella danza, così è quando si studia danza classica. Con un onere in più: modellare il corpo, sentendosi dentro appieno, gestire ogni fibra della propria carne governandola, crescere in termini di vigore e potenza muscolare, riconoscere il linguaggio del corpo attraverso l’uso sapiente della ragione. Non si può danzare senza un giusto equilibrio tra fisicità e razionalità.
“Non puoi ballare se non parti dalla sbarra, anche quando il corpo grida e soffre per i dolori e la stanchezza. Ogni danzatore comincia da lì, sempre, con pazienza e metodo. Il corpo si riscalda e progressivamente viene educato al rigore e alla disciplina dell’esercizio”.
Uno degli strumenti essenziali per la formazione dei ballerini di danza classica è la sbarra che da sempre accoglie con pazienza le innumerevoli ore di duro esercizio in sala prove. La sbarra è il primo importantissimo strumento che non può mancare in una scuola di danza. I danzatori, nella fase di riscaldamento, vengono chiamati a disporsi accanto alla sbarra per i primi movimenti quando muscoli e tendini sono ancora freddi e necessitano di essere riscaldati e sciolti, in una graduale distensione. Grazie a questi esercizi ben calibrati e strutturati secondo ferree regole, si riesce a modellare il fisico con la giusta postura, coordinando testa, braccia e gambe, sollevando i piedi in mezza punta o punta, prendendo confidenza e ottimizzando lo sviluppo dell’equilibrio del corpo che al centro della sala dovrà poi eseguire esercizi e movenze nello spazio.
La fase iniziale di studio alla sbarra prevede una serie di esercizi EN DEHORS con rotazione all’esterno del piede piuttosto difficile da ottenere senza il giusto riscaldamento inziale.
Poi, una successione di movimenti obbligati: Plié, Battement Tendu, Battement Jeté, Rond de Jambe, Battement Fondu (ovvero fuso perché l’esercizio deve risultare morbido e profondo), Frappé (dal movimento veloce, come un colpo secco di lancia), Grand Battements, Jambe à la Barre.
Siamo abituati a sentire il corpo solo quando esso si mostra attraverso una sensazione di dolore o fastidio e la mente si interroga su quella sensazione sgradita; il danzatore, invece, vive attraverso il corpo, riconosce ogni piega del proprio essere, interpreta con maniacale chiarezza la propria fisicità.
La vita artistica di Marco Messina, classe 1981, professionista scaligero, è tutta all’insegna di una passione straordinaria vissuta con estrema saggezza. Talento puro fin da ragazzino, ha saputo coniugare Arte e Bellezza, Umanità e Cuore ai rigori della sbarra per poter vivere appieno ogni singolo istante sui palcoscenici di tutto il mondo.
“La sbarra è la base di tutto, non puoi danzare se non parti da essa. È l’inizio della giornata di ogni danzatore e alla sbarra il corpo prende forma”. Dai toni gentili e suadenti, Marco ordina i pensieri come sequenze di una raffinata coreografia.
“Non puoi ballare se non parti dalla sbarra, anche quando il corpo grida e soffre per i dolori e la stanchezza. Ogni danzatore comincia da lì, sempre, con pazienza e metodo. Il corpo si riscalda e progressivamente viene educato al rigore e alla disciplina dell’esercizio”.
“Alla sbarra osservo la postura, i piedi, perfeziono tecnica e performance che serviranno in centro e durante le prove di un balletto. Senza dubbio, è uno strumento di controllo efficace per il corpo e la mente. Ed io la trasformo in canto”.
Un danzatore vive e danza intensamente; la fatica quotidiana si trasfigura in meditazione su materia da plasmare e spirito da elevare, rendendo sacro il momento. E perciò richiede una fede speciale.
Arrivare ad essere professionisti nella danza significa aver saputo conciliare ai rigori della mente l’equilibrio di un corpo che si è modellato, a seguito di ore e ore di allenamento e duro lavoro, dominando muscoli e tendini, accettando una continua sofferenza e mortificazione dell’ego.
Da anni, i ballerini alternano alla danza ore di pilates e yoga, palestra e fisioterapia, per rendere il corpo una macchina perfetta e tenere lontano gli infortuni. Il controllo sul proprio essere dentro alla carne e fuori in termini di meraviglia estetica permette di conoscere ogni fibra ed accettare il dolore con umiltà, superando di volta in volta i limiti ed alzando l’asticella sempre più in alto.
Marco danza da 26 anni presso uno dei Teatri più prestigiosi al mondo e senza sosta. Guardandosi indietro, riconosce di aver fatto un bel lavoro, sforzandosi di andare oltre ogni confine, mantenendosi lucido ed attento, superando inevitabilmente le criticità psicofisiche e sapendo rialzarsi anche dopo l’incidente, per fortuna non grave, occorso durante una tournée in Cina qualche anno fa.
Carattere, forza, comunione di intenti e tanto cuore, fatica e rigore per sublimare il momento che Marco regala al pubblico la sera dello spettacolo.
La danza, dunque, non è solo qualcosa di fisico, ma anche fonte di buona disposizione di spirito. Per questo motivo, essa è infinita ed è “questa danza, questa sbarra che canto ogni giorno, vivendo appieno la mia Arte”.
© Rekh Magazine
Scrittrice e danzatrice
Giornalista pubblicista e professionista in un'azienda di Como, madre di due ragazze, Sara Luppi è autrice del libro Nero ebano rosso orango, una favola contemporanea che porta alla luce, con una trama credibile e intrecciata a doppio filo alla cronaca, un messaggio di sostenibilità. Fin da giovanissima è danzatrice classica.
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