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The Idea of God in Descartes' Thought

In his fourth lesson for Rekh Magazine, professor Gianluigi Segalerba moves into the core of the French philosopher's doctrine, by arguing that the idea of God - an innate idea - sets the trascendental conditions for the human understanding. Without the idea of God, and without the demonstration of God's existence, there would not exist, within the Cartesian perspective, a means to establish the possibility of any certainty

Mano alzata in adorazione del Signore, in una chiesa (Wix pic).


di Gianluigi Segalerba


Il mio intento nell’analisi di Cartesio consiste nel mostrare alcuni aspetti del fondamento teologico cartesiano per quanto concerne la possibilità della certezza delle attività mentali e sensoriali del soggetto. L’idea di Dio come idea innata ha una posizione indispensabile all’interno del processo di fondazione della possibilità della certezza: l’idea di Dio di Cartesio – che per Cartesio è un’idea innata – rappresenta la condizione indispensabile per la dimostrazione dell’esistenza di Dio e, di conseguenza, per il fondamento della possibilità stessa della certezza di almeno alcune delle attività mentali e sensoriali del soggetto.

Senza l’idea di Dio, e senza la conseguente dimostrazione dell’esistenza di Dio, non esisterebbe, all’interno del procedimento cartesiano, un mezzo per fondare la possibilità della certezza: qualsiasi attività mentale (salvo la consapevolezza di essere), o qualsiasi percezione sensoriale del soggetto sarebbero inficiate dalla possibilità di essere falsa.

Una volta ottenuta la certezza del proprio essere, il soggetto necessita dell’esistenza di Dio per fondare la possibilità che la propria attività mentale rivolta verso il mondo esterno non sia sempre falsa o, comunque, non venga minacciata dall’intervento del genio maligno.

L’idea di Dio di Cartesio – che per Cartesio è un’idea innata – rappresenta la condizione indispensabile per la dimostrazione dell’esistenza di Dio e, di conseguenza, per il fondamento della possibilità stessa della certezza di almeno alcune delle attività mentali e sensoriali del soggetto

La dimostrazione dell’esistenza di Dio è necessaria affinché la possibilità dell’esistenza del genio maligno venga completamente debellata. Il riconoscimento dell’impossibilità di venire ingannati circa la consapevolezza di essere un Io costituisce soltanto il primo passo per quanto attiene alla ricostruzione delle relazioni tra il soggetto ed il mondo esterno: l’ipotesi del genio maligno deve essere eliminata affinché la veridicità delle relazioni tra l’Io ed il mondo esterno non siano poste in dubbio dalla possibile influenza del genio maligno. La dimostrazione dell’esistenza di Dio che, in quanto essere perfetto – anche moralmente –, non può essere ingannatore, è indispensabile. Risulta pertanto evidente la centralità del concetto di idea e del contenuto di idea innata, in generale, e dell’idea di Dio, in particolare. Risulta altrettanto evidente la centralità dell’elemento teologico in Cartesio.

Il fondamento dell’Io sono, Io esisto è stato raggiunto nonostante il genio maligno; tuttavia, per ottenere la garanzia che anche i dati esterni possano essere veri, la garanzia rappresentata da un Dio non ingannatore è indispensabile...

La strategia della dimostrazione dell’esistenza di Dio da part di Cartesio si fonda sul principio che una causa non possa avere un grado di realtà minore del suo effetto; poiché l’idea di Dio, essendo l’idea di un ente perfetto, non può essere stata prodotta dal soggetto, anche l’ente che è causa dell’idea deve possedere un perfetto grado di realtà. Solo Dio può essere la causa di questa idea: dunque, Dio esiste. I passaggi della strategia cartesiana sono rappresentabili, a mio giudizio, nel seguente modo:

  1. Dall’idea innata di Dio Cartesio procede alla dimostrazione dell’esistenza di Dio.

  2. Attraverso la dimostrazione dell’esistenza di Dio Cartesio giunge alla garanzia della possibilità di certezza delle attività mentali e sensoriali del soggetto. Questa garanzia è rappresentata da Dio, dal momento che Dio, in virtù della propria perfezione, non può essere ingannatore.

Dio rappresenta la garanzia della certezza per il soggetto anche per il seguente motivo: poiché Dio ha dato al soggetto la facoltà di giudizio, e poiché Dio non inganna il soggetto, Dio non può aver dato la facoltà di giudizio in modo che il soggetto commetta errori in qualsiasi operazione che comporti l’uso di questa facoltà. A condizione che il soggetto usi correttamente la propria facoltà di giudizio, il soggetto non commetterà errori.

iii. Prima della dimostrazione dell’esistenza di Dio e del conseguente rifiuto dell’esistenza di un demone maligno, il soggetto non può mai essere certo che il demone maligno non lo stia ingannando per quanto concerne i dati sensoriali. Il fondamento dell’Io sono, Io esisto è stato raggiunto nonostante il genio maligno; tuttavia, per ottenere la garanzia che anche i dati esterni possano essere veri, la garanzia rappresentata da un Dio non ingannatore è indispensabile. Il fondamento teologico, pertanto, si rivela essere, in Cartesio, un fondamento assolutamente indispensabile. Dopo la dimostrazione dell’esistenza di Dio, il soggetto sa che ogni errore è dovuto alla propria disattenzione, non già all’azione di un genio maligno. Inoltre, il soggetto sa che la sua facoltà di giudizio è, in quanto tale, attendibile. Poiché Dio esiste e, per la sua essenza perfetta, non inganna il soggetto, la facoltà di giudizio non può essere falsa in quanto tale. Gli errori non sono la conseguenza di una facoltà di giudizio che, in quanto tale, non può funzionare, dato che un genio maligno potrebbe ingannarla in qualunque momento; gli errori sono l’effetto dell’uso improprio della facoltà di giudizio che, per quanto concerne la sua struttura, può funzionare.

Dopo la dimostrazione dell’esistenza di Dio, il soggetto può ritornare con fiducia alla dimensione esterna. Il fondamento teologico si rivela, pertanto, assolutamente imprescindibile nell’ambito della strategia cartesiana.


© Rekh Magazine


Filosofo e specialista di Aristotele

Gianluigi Segalerba è nato a Genova il 24 giugno 1967. Si è laureato in Filosofia presso l'Università di Pisa nel 1991 e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Filosofia presso l'Università di Pisa nel 1998. È stato visiting scholar presso le Università di Tubinga, di Berna, di Vienna. Ha insegnato all'Istituto di Filosofia dell'Università di Vienna. La sua prima pubblicazione è stata “Note su Ousia” (Pisa 2001). È stato poi coeditore del volume “Substantia Sic et Non” (Francoforte sul Meno 2008), ed è autore del libro “Semantik und Ontologie: Drei Studien zu Aristoteles” (Berna 2013). Attualmente vive e lavora a Vienna.

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