In the Name of the Mother, in Bethlem
- Primavera Fisogni
- Nov 30
- 4 min read
The conversation with actress, writer, and teacher Ilaria Bodero Maccabeo introduces readers to the December Issue of Rekh Magazine, which will explore multiple narratives through the lens of the magazine's systemic curiosity. The topic is "In nome della Madre", the masterpiece of Italian novelist and activist Erri De Luca, about the story of Miriam, the mother of Jesus

Di Primavera Fisogni
Chi ha letto “In nome della madre” di Erri De Luca, il lungo racconto (o, se preferite, il romanzo breve ma straordinariamente intenso) che narra l’esperienza soprannaturale ed esistenziale di Maria / Miriam, che accoglie l’annuncio di diventare madre di Gesù, sa quale incantesimo riescano a creare le parole dello scrittore. Lo stesso accade nello spettacolo che, da alcune stagioni, viene proposto con successo a Como e dintorni da Ilaria Bodero Maccabeo, in un monologo che la vede interprete. La conoscenza profondamente filologica, unita al sentire specialissimo di Ilaria sono la chiave di lettura per entrare nel mistero dell’Avvento proprio attraverso questa narrazione.
“Il testo è il monologo appassionato di una ragazzina galilea a cui viene chiesto di rispondere di sì. Quello che accadde è noto – dice Ilaria, introducendo nella trama di “In nome della madre” - : una gravidanza scandalosa, un matrimonio quasi riparatore in un villaggio pieno di malelingue, un viaggio invernale, nel mese di Kislev, da Nord a Sud e infine, un parto solitario in una stalla fuori Betlehem. Lei lo racconta con freschezza e humour, quasi che la sua storia, imparentata con il cielo, non fosse poi così speciale”.
Con l’attrice, regista e ideatrice dello spettacolo teatrale sono in scena i musicisti, Veronica Campiotti (flauto traverso) e Maurizio Pancotti (chitarra classica). Per quanti fossero in zona, ricordiamo la prossima data di “In nome della madre”, il 26 gennaio a Villaguardia.
Ilaria, chi è Miriam?
Miriam è una ragazzina. Adolescente e spontanea. Ferma, decisa senza essere sfrontata. Umile e immensa. Accoglie senza esitare lo sconvolgimento che la travolge. È il suo corpo a rispondere per lei. Un rimescolio di polvere celeste l'avvolge e lei non riesce a staccare una sillaba dal labbro, ma il suo stupore muto è un sì. Così affronta con la freschezza e l'agilità di un'antilope che corre fra le tigri il destino di collaboratrice silenziosa che le è stato affidato. Ama la vita, le pieghe del quotidiano, il pane, il vento, il sole e le stelle. Avanza nella sua scandalosa gravidanza con la grazia delle stagioni. Fa seccare i fichi sul tetto, mangia datteri e li offre insieme al miele della sua voce al bambino misterioso che cresce in lei come pasta senza lievito d'uomo.
Quanto c’è di Miriam in Ilaria? Perché questa donna ti ha affascinato al punto di portare la sua storia in scena?
Non sono mai stata madre. Con Miriam lo divento. L'incarno con la mia voce e il mio corpo fino a sentirmi lei. Mi commuove profondamente la forza della sua fede, la sua leggerezza, la sua capacità di cogliere sempre il lato positivo, anche in mezzo a quel guaio in cui si viene a trovare, il suo cieco affidarsi alla vita. Sento mie le sue frasi, la sua fiducia, la sua sfrontata allegria, sempre e nonostante tutto. Miriam è argilla con un'anima di ferro. Madre senza averlo deciso è forza e fragilità unite insieme e forgiate dalle mani del vasaio. Le pietre che volevano scagliarle non possono che frantumarsi.
Madre di Dio: questa donna, Miriam, ha anche accolto un destino straordinario. Ma è anche una ragazza che si scontra con le convenzioni, la realtà naturale, la fede del suo popolo. Dove trova tanta forza?
Miriam va contro. È fuorilegge dentro. In lei l'amore compie e supera la legge. Le malelingue la feriscono, ma lei tira più fuori la pancia, raddrizza la schiena e danza. Con il vento di marzo fino alla notte gelata di Kislev, scarsa di luna ma illuminata dalla luce di una strana cometa, in cui da sola canta al bambino un inno alla loro indissolubile unione.
Parliamo anche di Yosef, il marito di Miriam. Come vive il turbine di avvenimenti che riguardano Miriam senza esserne stravolto?
Yosef è sconvolto. Come travolto da una tromba d'aria. Scalpita, si dispera. Ma la quiete di lei lo contagia. E poi l'angelo gli dà la forza di credere all'assurdo. Così diventa bastone scortecciato che la sostiene e accompagna. Yosef, dice lei, tu sei il più giusto degli uomini in terra.
Il testo di Erri De Luca che tu porti in scena, è anche profondamente tuo. Quanto hai lavorato sulla storia? Ne hai parlato con l’autore?
Ho divorato e metabolizzato questo testo dal 2009. L'ho portato in scena infinite volte. Per me è un mantra, una preghiera d'acciaio. La mia tikvà, la corda in ebraico a cui mi allaccio forte in ogni tempesta. La voce che fa parlare Miriàm non è teatro, è il mio spirito che gorgheggia. È il mio esercizio di presenza e adesione alla parola. È la mia umile, a volte tremante testimonianza, il piccolo contributo del mio umano talento alla condivisione di un mistero. Io divento Miriàm e lei ogni volta mi sorride e mi salva.
Che tipo di risposta dà il pubblico che assiste allo spettacolo?
Il pubblico rimane a bocca aperta. Si diverte e si commuove. Fa il tifo per la bellezza. È profondamente toccato dalla semplicità della prosa affilata e perfetta di Erri De Luca. Il quale sì, sa di me che do carne alla sua Miriam fatta di pagine e mi augura ogni volta la buona sorte.
L'intervistata

Ilaria Bodero Maccabeo è insegnante di lettere, autrice di molti libri amatissimi dai lettori. Ilaria viaggia a piedi in lungo e in largo per l'Italia e l'Europa con il fido Bu: scrive le sue esperienze, fa teatro. Vive e lavora a Como dove insegna l’amore per la vita.



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