Relaunching Literature and Faith
- Primavera Fisogni
- 3 days ago
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Professor Giuliano Vigini, one of Italy's leading publishing experts, has written an essay about 20^(th)-century French writers who created masterpieces inspired by their faith. But what about the Italian writers? Why have they lagged behind? 'There are certainly Catholic novelists and poets in Italy today. They simply do not contribute to literature in the same way. I would like to point out that it is not the writers who have lost contact with the Catholic world, but rather the Catholic world that has lost touch with them. It is the Catholic world that has lost touch with them and rendered them invisible, even when they are valuable," Vigini says.

di Primavera Fisogni
Letteratura e fede cristiana. Per secoli questo binomio ha generato capolavori letterari (pensiamo alla Divina Commedia di Dante, a I promessi sposi di Manzoni, ma anche a Casa d’altri di Silvio D’Arzo, uscito postumo nel 1953 e recentemente riedito da Marietti1820, con nota di lettura di Silvano Petrosino). E oggi? Si ha la sensazione che gli autori se ne tengano lontani, oppure non riescano a sintonizzarsi in modo alchemico con i valori cristiani. Perché? Per darci una risposta, diventa necessario leggere “Il peccato e la grazia. Letteratura e cattolicesimo della Francia del ‘900” (Biblioteka Edizioni, 2025, pag. 142, 15,20 euro) di Giuliano Vigini, docente di editoria all'Università Cattolica di Milano.
Professor Vigini, oggi sembra quasi una sorta di tabù culturale parlarne… Al contrario, nel Novecento il romanzo si è nutrito di questa connessione, dando vita a capolavori.
Forse il rapporto letteratura e cristianesimo può essere anche un tabù culturale, ma penso anche che, nel cambiamento d'epoca che si è verificato anche dal punto di vista spirituale ed etico, gli scrittori cattolici francesi di cui parlo non trovino più l'humus di una comunità, di credenti e non, che vedono in loro i rappresentanti di una stagione feconda, non solo nel contesto della loro esperienza di fede, ma della loro qualità artistica.
Il fattore della fede, della conversione al Cattolicesimo, ha segnato la vita di autori importanti del Novecento: quanto e come questo anelito ha giovato alla letteratura?
Il fatto che questi romanzieri e poeti, attraverso percorsi spirituali diversi - alcuni con conversioni improvvise, come per Claudel, altri dopo un lungo travaglio interiore, come nel caso di Huysmans - siano approdati al cattolicesimo ha certamente giovato alla letteratura. Ma non perché siano diventati degli apologeti della fede, ma perché la fede ha aggiunto alla loro arte un "di più" di consapevolezza e di umanità nella rappresentazione delle realtà dell'uomo.
Come è avvenuta la scelta degli autori da esaminare, nel libro. E perché si è limitato alla Francia?
Il mio tentativo è stato quello di delineare un profilo complessivo della letteratura cattolica francese e in particolare di quegli scrittori convertiti che mi sono sembrati meglio rappresentarla con le loro opere, alcuni veri e propri capolavori. L'Italia non aveva in quel periodo la stessa ampiezza di visione e lo stesso dinamismo artistico-spirituale; anzi attingeva a piene mani al mondo letterario e intellettuale francese perché vi trovava una letteratura nuova, meno provinciale, più carica di slancio vitale. E così sarà, grosso modo, fino agli anni Sessanta.
"Il peccato e la grazia" è un’espressione che definisce la letteratura ispirata dal cattolicesimo, è così? Cosa si intende di preciso?
La grazia è il dono della fede. Il peccato è la realtà dell'uomo. In questi scrittori convivono queste due dimensioni. In qualche caso, più il peccato che la grazia; più le ombre che le luci. Infatti, i loro romanzi - in parte anche autobiografici - , nel raccontare ciò che gli autori hanno personalmente vissuto, traducono anche le tenebre, le solitudini, le miserie, le chiusure di un mondo che non sa amare. Sono spesso - come in Mauriac, Bernanos o Julien Green - drammi dell'odio, dell'incomprensione, di amori negati o andati a male.
Lei si pone la domanda se sia appropriato parlare di “scrittore cattolico”. A quale risultato approda?
Le opere descritte non creano un genere classificabile come "romanzo cattolico". Sono semplicemente opere di cattolici che con talento traducono la loro esperienza di fede e di arte. Non perdono niente di sé stessi, ma danno una dimensione nuova alla loro creatività. Non chiamiamoli pure scrittori cattolici; chiamiamoli scrittori tout court.
La porto in Italia. La perdita di contatto con il mondo cattolico ha reso gli scrittori meno profondi o meno sensibili alla complessità etica?
Non è che in Italia manchino oggi romanzieri o poeti cattolici. Ma non fanno una letteratura; ossia non sono identificabili come un gruppo come lo erano i francesi di quell'epoca che ho descritto. Voglio aggiungere che, in Italia come in Francia, che non sono gli scrittori che hanno perso il contatto con il mondo cattolico. È il mondo cattolico che li ha persi per strada e, anche quando di valore, li ha resi invisibili.
Chi è l’intervistato

Giuliano Vigini, saggista e docente di sociologia dell'editoria contemporanea all'Università Cattolica di Milano, è autore per l'Editrice Bibliografica di numerose pubblicazioni tra cui, con Alberto Cadioli, della Storia dell'editoria italiana dall'Unità ad oggi. Per Vita e Pensiero ha recentemente completato l'opera in tre volumi Il libro cristiano nella storia della cultura. Autorevole rappresentante della cultura cattolica, ha anche pubblicato commenti e dizionari per la “Bibbia Paoline” e il Dizionario della Bibbia per la Libreria Editrice Vaticana; scritti e edizioni di sant'Agostino; saggi e traduzioni di classici della spiritualità; antologie dedicate a Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e soprattutto Benedetto XVI e Francesco (Edizioni San Paolo, Libreria Editrice Vaticana, Mondadori). Collabora a quotidiani e riviste tra cui “Corriere della Sera”, “Avvenire” e “Vita e Pensiero”. È membro di vari premi e comitati editoriali. Ha pubblicato anche numerose opere sulla letteratura cristiana antica, moderna e contemporanea. Collabora con giornali e riviste, tra cui il «Corriere della Sera», «Avvenire», «Famiglia cristiana» e «Vita e Pensiero».



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