Going en pointe, for a ballerina, is not simply an attitude but a veritable metaphysical experience in which finite & infinite relate. Beatrice Carbone, one of the well reputed soloists of the Teatro alla Scala in Milan, where she joined the company until last January, kindly accepted to answer our writer Sara Luppi, ballet specialist, about what means moving gracefully on toes: is it a technique or a spiritual experience?
Beatrice Carbone, una carriera luminosa al Teatro alla Scala
di Sara Luppi
La libertà, nella danza, deriva dal rigore. L’artista, sul palcoscenico, si sente libero quando è in grado di controllare il corpo e di vivere appieno le emozioni come un dono grandissimo. Ma ciò è possibile solo grazie alla disciplina.
Libertà, rigore e obbedienza: parole chiave quando si entra, con un certo timore reverenziale, nel mondo tersicoreo. Ma anche, ricerca, sospensione ed immaterialità, lo sono altrettanto.
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare una splendida donna, moglie e madre, ballerina solista del Teatro alla Scala dal 1997 al gennaio scorso, artista di spessore, figlia d’arte e “ricercatrice spirituale”.
A partire da uno studio costante di spiritualità, Beatrice indaga i moti dell’animo e fa propria la sua missione di vita.
Una vita da Solista
“Sono stata promossa a ballerina Solista della Scala a soli 21 anni. A quell’età sei meno consapevole della responsabilità affidata: esci dalla Scuola preparatissima e realizzi il sogno che desideravi da bambina. Vivi il palcoscenico con totale inconsapevolezza: il corpo è scolpito dalle lezioni quotidiane e la disciplina governa ogni tuo gesto”.
“Realizzi poi che quel titolo è da difendere con la quotidiana fatica, è una responsabilità verso te stessa e un pegno per coloro che hanno creduto in te; comprendi di essere un esempio per gli altri come per il corpo di ballo che ti supporta in scena”.
Dal momento di acquisizione del sé, non è più possibile lasciarsi andare alla stanchezza fisica e mentale, il rigore diventa lo specchio dell’anima in cui potersi riflettere, la disciplina rinnova quel vessillo di libertà non sfrontata ma ricercata nel corso degli anni di studio accademico.
Imparare dal rigore significa darsi ai ritmi dell’intera esistenza: in sala prove e fuori dal teatro. Aiuta a mantenersi umili e ad essere un bravo allievo per tutta la vita.
“Definirsi ricercatrice spirituale, significa, essere alla ricerca costante di quella parte di me che non è nutrita né da cibo né da acqua, ma dalla danza come meditazione del corpo e sul corpo e dalla meditazione silenziosa dell’anima per arrivare al compimento olistico dell’essere”.
Stare sulle punte
La sensibilità profonda di Beatrice sbalordisce. Il suo comunicare è semplice, diretto ed onesto. Non complica, ma semplifica, libera da ciò che ancóra al pragmatismo spicciolo, si eleva ad una nuova etica. E con lei, noi, verso l’alto.
“Una ballerina è alla ricerca costante dell’equilibrio sulle punte. È un fattore prettamente fisico che richiede, altresì, uno sforzo mentale non indifferente. Si ama incondizionatamente la danza, di un amore cieco, folle, furibondo proprio come quello di due amanti; pertanto, è necessario trovare un punto d’incontro tra la fisicità del corpo e la mente, nel pieno rispetto dell’arte che rappresenti”.
“Quando una ballerina indossa le scarpette si eleva. Il corpo prende slancio e in punta di piedi si erge, va oltre, svetta contro le altezze dei ballerini e si libra. Questa conditio è un’elevazione verso l’alto che richiama il divino. La spina dorsale della danzatrice diventa il canale perfetto per mettere in comunicazione il finito con l’infinito, tra ciò che è umano e ciò che è divino. E’ possibile questo solo grazie all’amore incondizionato che si prova nei confronti della Danza”.
“Il passaggio è impercettibile, ma dura in eterno. Elevarsi significa staccarsi da terra, le punte della ballerina inevitabilmente sfiorano le assi del palcoscenico, ma dentro a quei pochi centimetri di raso e gesso c’è la forza dell’amore, la passione folle che porta a sollevare ogni animo”.
Lo spettatore viene rapito dentro a questo slancio e trasportato in una dimensione diversa da quella terrena, divenendo un tutt’uno con la prima ballerina, il corpo di ballo e l’orchestra. Le emozioni creano magia e la magia vive ogni volta che si apre il sipario.
“L’essere umano è fatto per evolversi ed elevarsi. La miglior certezza di sé parte dalla gioia dell’anima”.
© Rekh Magazine
Scrittrice e danzatrice
Giornalista pubblicista e professionista in un'azienda di Como, madre di due ragazze, Sara Luppi è autrice del libro Nero ebano rosso orango, una favola contemporanea che porta alla luce, con una trama credibile e intrecciata a doppio filo alla cronaca, un messaggio di sostenibilità. Fin da giovanissima è danzatrice classica.
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