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Destinty of An Outstanding Actor

A surprisingly fresh, deep and sensitive movie, "Indiana Jones and the dial of destiny" deserves to be appreciated because of many reasons: the story, the special effects that made Harrison Ford 30 years younger... However, the winner is always him: Harrison Ford, whose understatement is really part of a gifted & talented career. Ms Savini, Rek Magazine's cinema specialist reports from the Festival de Cannes.


Harrison Ford ritratto accanto all'Apecar del film, a Cannes


di Anna Savini

Scrittrice e giornalista, critico cinematografico per Rekh Magazine a Cannes


La storia non si tocca e il passato non si cambia. E’ questa la lezione del nuovo monumentale, magnificente, entusiasmante, epico e imperdibile Indiana Jones, presentato in anteprima al Festival di Cannes. Harrison Ford ha 80 anni ma non si vede. Tiene bene, come gli ha detto una giornalista in conferenza stampa “I think you are still hot”, "Io penso che lei sia ancora sexy".

Harrison Ford, che non se la tira per niente, ha fatto una faccia che era tutto un programma e diceva “No dai, adesso non esagerare”. Però è un fatto che non dimostri la sua età e non solo perché nella prima parte del film è ancora giovane, ringiovanito dagli effetti speciali come se avesse girato quelle scene a 30 anni. “Non so come hanno fatto – ha detto lui -, hanno registrato ogni mia singola espressione di tutti i film. Io ho recitato la parte e alla fine la faccia era davvero la mia”. Ora il viso sarà anche ringiovanito con gli effetti speciali, ma le scene in cui si arrampica sul treno in corsa, salta da una carrozza all’altra, si butta di sotto, con un mano picchia il nazista cattivo (Viggo Mortensen) e con l’altra salva la macchina del tempo di Archimede, le ha girate lui. Idem l’inseguimento in Ape a Marrakech e le scene di guerra a Siracusa dove, mentre è in corso una battaglia dell’impero romano, piombano i nazisti decisi a usare la macchina del tempo di Archimede per tornare nel 1939 e vincere la seconda guerra mondiale (ma hanno sbagliato data). La storia è questa, ma il passato non si tocca come insegna il film. Non si tocca né per fare del male, né per fare del bene come vorrebbe Indi che, non vedendosi nei panni del professore ritirato divorziato dalla moglie, vorrebbe restare con Archimede e studiare la storia da dentro. Phoebe Wallet Bridge, l’attrice inglese che lo affianca, lo ferma con un pugno e lo riporta a casa. Disney e Lucas film hanno fatto le cose in grande. E il regista James Mangold ha fatto un capolavoro che non ha niente da invidiare a Spielberg. Non ha fatto un’operazione nostalgia come avvenuto per Top Gun Maverick in cui tutta la grandezza dell’originale veniva diluita in scene fotocopia venuta male. “Indiana Jones e il quadrante del destino” è tutto nuovo, ed è così nuovo che potrebbe essere appena uscito e diventare una saga di successo. E questa è un’altra lezione del film. Non ha senso andare indietro a correggere gli errori, come fanno i seguaci della revenge culture. Non si possono distruggere statue nel 2023 perché rappresentano schiavisti nel 1800, non si possono cancellare film culto come Grease perché non c’erano attori neri e la strofa di una canzone sembra sbagliata (“did she put up a fight?” che significa “ha opposto resistenza’” ed era passata indenne fino a quando qualcuno ha avanzato l’ipotesi che Sandy fosse stata forzata a fare qualcosa da Danny). Non si possono riscrivere le fiabe anche se sono cupe, non si può inseguire a tutti i costi il politically correct con il rischio di rovinare i nuovi film pensando di più all’equilibrio tre le varie forze che alla storia e alla regia. Non si può cambiare il passato, neanche per migliorarlo. Si può solo guardare al futuro e fare in modo che sia migliore. Se non si fa cosi, anche il presente peggiora perché è tutto un recriminare, giudicare, colpevolizzare, rimuginare e cercare di cambiare qualcosa che non può essere cambiato e non va cambiato perché chi viveva in quel periodo non aveva le stesse nozioni e la stessa sensibilità di chi vive in questo secolo. Non puoi contare con le lettere. Non puoi scrivere con i numeri. Questo è il punto. Indiana Jones non dice tutte queste cose, ovviamente, ma il messaggio è questo e lo spiega il suo amico professore “questa macchina è pericolosa, va distrutta”. Il professore ha ragione perché andare avanti e indietro nel passato sistemando le cose, “Ritorno al futuro” insegna, non fa altro che creare buchi e generare guai. Foss’anche per salvare tutti i morti dai loro assassini, indietro non si torna.

Nella prima parte del film Harrison Ford è ancora giovane, ringiovanito dagli effetti speciali come se avesse girato quelle scene a 30 anni. “Non so come hanno fatto – ha detto lui -, hanno registrato ogni mia singola espressione di tutti i film. Io ho recitato la parte e alla fine la faccia era davvero la mia”.

“E’ stato bello essere giovane – ha detto Harrison Ford – adesso non lo sono più. Ma sono fortunato, l’alternativa era che potevo essere morto”.

Un’altra grande lezione. La storia deve stare dov’è, nei libri e nei musei. E questa è un’altra lezione del film, non si possono vendere pezzi d’arte al miglior offerente come fanno la ragazza figlia del professore e il suo giovane amico. Vanno portati al museo. La storia è di tutti. Puoi studiarla o ignorarla, ma non la puoi cambiare. Invece puoi andare a vedere il nuovo Indiana Jones perché se non ci vai farai uno sbaglio di cui ti pentirai. Che poi, lo sai, indietro non si può tornare e vederlo in tv non sarà mai come lasciarti catapultare in questa grande avventura sul grande schermo con la sigla di "Indie" in sottofondo.

© Rekh Magazine


Narratrice, intellettuale. Di professione reporter



Anna Savini, giornalista, ha un occhio particolare per le storie, la cronaca e l'attualità. Titolare di una rubrica di Bon ton insieme a Vera Fisogni, lavora al quotidiano La Provincia. Ha pubblicato per Mondadori, "Buone ragioni per restare in vita", opera celebrata per aver raccontato in maniera ironica le cure per una malattia che resta solo sullo sfondo, mentre l'amore e la moda sono i veri protagonisti. Ha lavorato al Giornale, vanta collaborazioni con Il Corriere della sera, Grazia, Vanity Fair, Rai 2, Radio 24, Italia Uno, Gioia, Di Più, Tess, Mag. Grande appassionata di cinema, moda e rapper che permeano il suo secondo libro "Sclera Ebbasta" ha pronta una saga che pubblicherà quando sarà il momento. Nel frattempo racconta quel che pensa della vita sul suo profilo Instragram annasaviniebbasta.


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