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The (Un)Bereable Weight of Soul

  • Writer: Primavera Fisogni
    Primavera Fisogni
  • 10 hours ago
  • 6 min read

Federica Rossi's latest novel, titled ‘21 grammi circa’, published by Gwmax, tackles a highly topical existential theme: it gives voice to the word “soul”, a term that seems obsolete in a social context that is largely insensitive to the spiritual component, which is often reduced to the more generic ‘psychological component’. For this reason, too, beyond its literary value, Federica Rossi's work deserves special attention


Immagine simbolica (Wix)
Immagine simbolica (Wix)

di Primavera Fisogni


L'ultimo libro di Federica Rossi, "21 grammi circa" (Gwmax editore, in Erba, Como) intercetta un tema esistenziale di primissimo piano: dà voce alla parola "anima", termine all'apparenza desueto in un contesto sociale ben poco sensibile alla componente spirituale, ridotta - spesso e per lo più - alla più generica "componente psicologica". Anche per questo, al di là del valore letterario, l'opera di Federica Rossi merita speciale attenzione.


Federica, parlare di anima va un po' controcorrente, alla luce dei tempi che viviamo. Come hai pensato a questo libro e ad un tema tanto complesso?


Il tema portante del libro è nato col tempo; spesso mi sono soffermata sul senso della nostra vita terrena e se ci sia un seguito dopo la morte. Quando però si è giovani, pur riflettendo, pare sia troppo lontano l’argomento che riguarda il distacco, quando invece si raggiunge un’età matura, questo pensiero torna in maniera più prepotente. Le cinque storie contenute sono nate ed evolute in tempi diversi; si rifanno a sogni ricorrenti, percezioni di aver già vissuto in passato, l’incontro con persone del tutto sconosciute di cui si ha la sensazione di averle già conosciute bene. Ecco questo collage di immagini, frammenti ha trovato un senso e un’evoluzione naturale, ho creato il fil rouge con la protagonista che tiene nel suo inconscio le redini di questi racconti. Certo la tematica delicata ed estremamente complessa pare anacronistica in questo tempo basato sull’esteriorità, ma credo che a tutta l’umanità mai, come oggi, potrebbe essere utile fermarsi a riflettere per maturare anche una crescita personale


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La copertina del libro


I 21 grammi, peso presunto dell'anima, richiamano il film del 2003 di Alejandro González Iñárritu. Ti ha in qualche modo ispirato?


Sarebbe per me molto facile dire di essermi ispirata a questa pellicola cinematografica, ma non è così, pare sia stata vista da moltissime persone e purtroppo, nonostante io ami i film, a me è sfuggita. Di certo, parlando con amici, ho approfondito lo studio del medico americano Duncan MacDougall che nel 1907 era giunto all’ipotesi che l’anima avesse il peso di 21 grammi, sperimentando sui propri pazienti, pesandoli prima ed immediatamente dopo la morte. Questa sua teoria, pur non avendo valenza scientifica, mi ha particolarmente affascinato e mi ha permesso di creare l’intelaiatura del romanzo, ridando vita a quei personaggi e situazioni che spesso apparivano nei miei sogni e nei miei incubi. Oltretutto, non è difficile incontrare persone che dicono di avere avuto la sensazione di aver già vissuto in passato la situazione presente, il cosiddetto déjà vu.


Il tuo personaggio si trova in uno stato alterato di coscienza. Credi possibile che in certe situazioni estreme - shock, incidenti, traumi - si possa arrivare a sperimentare il distacco dell'anima dal corpo?


Anche se medici e anestesisti dicono che alcuni farmaci utilizzati in situazioni estreme possono indurre alterazioni della coscienza, creando immagini e situazioni parallele alla vita terrena. Credo che nei casi citati, indipendentemente dai supporti farmacologici, sia possibile, anche se per un brevissimo periodo temporale, migrare in un'altra dimensione non terrena. C’è tutta una letteratura che raccoglie documenti e testimonianze, spesso univoche, che avvalorano il distacco dell’anima dal corpo. Credo nonostante tutto che occorra prudenza ed equilibrio nel condividere questa corrente di pensiero. Sono molti i tranelli e le menzogne che danneggiano questo argomento prezioso e delicato. Forse occorrerebbe ricercare con passione, pur mantenendosi equilibrati, valutando, scegliendo di credere, ma non andare mai oltre il consentito, perché osare troppo potrebbe diventare rischioso. A questo proposito mi viene in mente un film americano del ‘90” Linea mortale” in cui un gruppo di studenti di medicina, sperimentando, provocavano intenzionalmente la morte per poi, utilizzando la procedura di rianimazione, a distanza di pochi secondi riportare in vita colui che si è sottoposto all’esperimento, il tutto per capire cosa accade dopo la morte, una strada decisamente pericolosa che potrebbe non permettere il ritorno.



Chi sono i personaggi che la tua protagonista incontra nella sua esperienza di quasi morte?


Sono uomini e donne che vivono situazioni estreme nel passato e che vivranno nel futuro. Infatti, l’anima della protagonista le offre un viaggio nel tempo per renderla consapevole di chi è stata e di chi sarà. Questo perché pare che l’anima continui a vestirsi di abiti terreni fino a quando non raggiunge il massimo della sua evoluzione. A questo proposito sono rimasta affascinata da Brian Weiss, psichiatra statunitense, che ha approfondito studi nelle aree pseudoscientifiche come la reincarnazione, l’ipnosi regressiva e la progressione nelle vite future utili alla cura di disturbi attuali collegandoli a traumi pregressi e quindi alla sopravvivenza dell’anima dopo la morte. Credo tuttavia che, pur approfondendo le nostre ricerche, ci si debba creare un’idea personale che racchiuda una serie di informazioni e che questa sintesi possa aiutare a raggiungere la serenità o quantomeno a stare meglio con sé stessi, che ci porti a una maturità e alla nuova consapevolezza che la vita ha sempre un valore immenso e che non debba essere sprecata.


Il medico americano Duncan MacDougall che nel 1907 era giunto all’ipotesi che l’anima avesse il peso di 21 grammi, sperimentando sui propri pazienti, pesandoli prima ed immediatamente dopo la morte. Questa sua teoria, pur non avendo valenza scientifica, mi ha particolarmente affascinato...

La riscoperta della dimensione spirituale segna un profondo cambiamento del personaggio del libro. Come si spiega?


La pittrice che attraversa una crisi di identità e mancanza di ispirazione con questo viaggio evolve, incontrando il coraggio, la speranza, l’amore, il dolore già vissuto in altre vite. La conoscenza la porta a comprendere meglio anche l’umanità che la circonda con tutti i pregi e difetti, da riconsiderare e perdonare. Alla fine lascia aperta la risposta su chi siamo veramente e quanto serva la nostra esperienza terrena, lascia libero il lettore di interpretare, abbracciare l’una o l’altra ipotesi. Sono da sempre rispettosa del pensiero altrui anche se non coincide col mio, non tollero però chi demonizza e aggredisce a prescindere in merito ai pensieri e le ricerche altrui. D’altra parte non è difficile pensare che questa tematica abbia, da sempre, tanto attratto, impaurito e generato diatribe in tutta l’umanità.


Perché è così difficile parlare della dimensione spirituale?


Perché l’uomo vuol sapere conoscere tutto ciò che sfugge al suo controllo, tutto ciò che non ha una spiegazione offerta dalla sperimentazione, però, tanto è il desiderio di sapere anche valicando i confini terreni, tanto ne è impaurito. Per cui intavolare una discussione che ha come oggetto la dimensione spirituale può generare grossi conflitti tra le persone perché ogni individuo ha un bagaglio di conoscenza e di evoluzione diverso. Molti confondono e credono che parlare dello spirito sia rapportarsi con lo spiritismo, con fenomeni medianici o altro. Credo sia indispensabile prendere le giuste distanze da tutti coloro che speculano sul dolore, perché si può cadere in un circolo vizioso da cui difficilmente si riesce ad uscire.

Spesso il meccanismo che ci muove a percorrere la ricerca è un grande dolore, una separazione da chi amiamo, ed è proprio in quel momento in cui occorre leggere, seguire conferenze, leggere documenti, ma non rendersi preda di chi promette, gioca con la sofferenza da separazione e illude.


La crudeltà imperante ad ogni latitudine, i conflitti in Ucraina e a Gaza mostrano un'umanità spesso indegna di questo nome (gli attori delle guerre) e vittime disumanizzate. A tuo giudizio, tornare a riflettere sul valore dell'anima, quanto e come può cambiare questa antropologia dimezzata?


La superbia, lo strapotere, la tracotanza degli interessi politici ed economici ci ricordano un'umanità feroce, ma le guerre attualmente sono tante oltre a quelle mediatiche. L’insano istinto nell’ingaggiare guerre è insito nell’uomo e purtroppo la storia e il passato ce lo ricorda quotidianamente, non c’è un periodo sgombro da conflitti. Certo che riflettere sul valore dell’anima potrebbe aiutare gli esseri umani, ma è estremamente difficile riuscire a coinvolgere la maggioranza delle persone. Le correnti di pensiero filosofiche o religiose pare non abbiano l’energia sufficiente per far fermare o quantomeno rallentare e far concludere i conflitti attivi in tutto il globo. Basta riflettere sul valore della vita: ogni giorno la cronaca nera ci narra di una triste realtà che coinvolge i giovani, bambini, anziani, donne. Così le persone che voglio comprendere il valore della vita terrena e dell’anima sono troppo poche, si incontrano tra loro, nascondendo qualche volta argomenti scomodi per la massa. Non voglio essere pessimista, ma credo sia davvero difficile ricondurre alla ragione i guerrafondai.


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L'autrice



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Federica Rossi nata a Como, ha vissuto a Genova, Pisa, Lucca e Trieste. In quest’ultima si è laureata in Pedagogia e ha mosso i suoi primi passi Iniziando a scrivere racconti brevi, articoli, recensioni e favole che lei stessa illustra come scrittrice. Alcune favole sono state lette e commentate dallo scrittore Giorgio Saviane nel programma Cantafavole di Radio1 della RAI, condotto da Elsa Digati. Tornata nella città natale collabora per la pagina della cultura come giornalista free lance prima col Corriere di Como e attualmente col quotidiano La Provincia di Como per la pagina di Stendhal. Oltre alla passione per la scrittura coltiva anche quella per la pittura realizzando quadri ad acquerello. Ha pubblicato “Il rumore dei colori” edito da GWMAX e “Quattro onde del lago” edito da ELPO. Ama la musica, l’arte e la danza e tutto quello che le regala una crescita interiore.

 
 
 

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