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Tucidides: The Right of the Strongest

The Melian Dialogue, contained in Thucydides’ masterpiece, The Peloponnesian War (Book V, chapter 17), is a classical text that offers a valuable key for understanding today’s aggression war of Russia against Ukraine. The story is well known: Athens invaded the island of Melos and demanded that 1) the Melians surrender and 2) pay a huge tribute to Athens or face their own annihilation. The Melians refused, so the Athenians laid siege to their city. The Athenians executed the men of Melos and enslaved the women and children.

Particolare di un tempio greco (Unsplash)


di Gianluigi Segalerba


Nel presente contesto vorrei prendere in considerazione alcuni aspetti del Dialogo dei Melii, riportato nella Storia della Guerra del Peloponneso di Tucidide. Ho deciso di prendere in esame alcuni aspetti questo testo onde illustrare come contenuti filosofici si trovino anche in opere non considerati appartenenti alla storia della filosofia. Dovrebbe essere evidente che contenuti filosofici si trovino anche in opere non considerate come appartenente alla storia della filosofia; tuttavia, questo a volte viene dimenticato. Il Dialogo dei Meli è contenuto nel V libro della Guerra del Peloponneso di Tucidide. Nel Dialogo viene descritta l’opposizione tra gli emissari degli Ateniesi, che esigono sottomissione da parte dei Melii, da una parte, ed i Melii, che intendono mantenere una politica di neutralità tra Atene e Sparta, dall’altra. La struttura del Dialogo è molto complessa, così come complesse sono le differenti affermazioni espresse dalle due opposte fazioni.

Alcune parti del dialogo potrebbero ricordare alcune delle posizioni espresse, nei primi due libri della Repubblica, da Trasimaco, da Glaucone e da Adimanto. È al proposito interessante studiare le analogie tra i due testi: questo costituisce l’argomento per un’ulteriore discussione.

Per gli Ateniesi, nessun’altra soluzione che la completa sottomissione da parte dei Melii è accettabile. Tollerare che i Melii adottino e mantengano una politica di neutralità tra Atene e Sparta costituirebbe una manifestazione di debolezza da parte di Atene medesima. Atene non può permettersi una tale manifestazione di debolezza, dato che questo pregiudicherebbe il potere esercitato da Atene nei confronti dei propri alleati. Soltanto la sottomissione delle città ad Atene è testimonianza della forza di Atene; se una città mantiene la propria indipendenza rispetto ad Atene, ciò significa che Atene non è abbastanza forte per sottomettere questa città. La prova della forza di Atene consiste nella sottomissione di tutte le altre città. La posizione degli Ateniesi è chiara: o vi sarà completa sottomissione da parte dei Melii, o vi sarà completa distruzione dei Melii. Esclusivamente con la sottomissione, i Melii potranno evitare la propria distruzione. Gli emissari di Atene sostengono, nell’ambito del dialogo, la legge del più forte come legge della realtà. Se le forze tra due potenze in contrasto sono pari, allora la giustizia ha un ruolo. Se le forze non sono pari, il più forte comanda ed il più debole soggiace. La politica è pertanto dettata soltanto da rapporti di forza.

Alcune parti del dialogo potrebbero ricordare alcune delle posizioni espresse, nei primi due libri della Repubblica, da Trasimaco, da Glaucone e da Adimanto. È al proposito interessante studiare le analogie tra i due testi: questo costituisce l’argomento per un’ulteriore discussione. Nell’ambito del dialogo non vi è, da parte degli Ateniesi, alcuna preoccupazione per la dimensione morale o per la dimensione religiosa. Secondo gli Ateniesi, le divinità medesime seguono la legge del più forte. Gli dèi non stanno dalla parte della giustizia, ma della forza. Qualunque appello alla divinità da parte dei Melii risulta pertanto vano, secondo gli Ateniesi. Il rifiuto di sottomettersi comporterà la distruzione dei Melii: tutta la popolazione maschile verrà eliminata. I restanti abitanti verranno venduti come schiavi.



© Rekh Magazine


Filosofo e specialista di Aristotele

Gianluigi Segalerba è nato a Genova il 24 giugno 1967. Si è laureato in Filosofia presso l'Università di Pisa nel 1991 e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Filosofia presso l'Università di Pisa nel 1998. È stato visiting scholar presso le Università di Tubinga, di Berna, di Vienna. Ha insegnato all'Istituto di Filosofia dell'Università di Vienna. La sua prima pubblicazione è stata “Note su Ousia” (Pisa 2001). È stato poi coeditore del volume “Substantia Sic et Non” (Francoforte sul Meno 2008), ed è autore del libro “Semantik und Ontologie: Drei Studien zu Aristoteles” (Berna 2013). Attualmente vive e lavora a Vienna.

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